Come quando il tipo che ti piace tanto si arrabatta a farti capire, a modo suo, magari arrancando, ma te lo fa capire che è il caso di farla finita. Ecco rispuntare la frustrazione, ma non soccombi subito. Ti attacchi a tutto: alle parole che non ti ha detto, a possibili (sicuri, fa meno male) fraintendimenti, a una strana sensazione che hai dentro che ti dice che non tutto è perduto perché tu ne sai più di lui sul suo conto e sui suoi sentimenti che non ha ancora capito a fondo. Ma tu sì e cerchi di arrampicarti sugli specchi dei se, dei ma, dei ma vedi per far capire anche a lui, il diretto interessato che ne saprebbe meno di te: che bizzarria psicologica! O invece non sarà un meccanismo – di difesa, ma pericoloso – che mette in azione il nostro cervello per non ammettere ciò che per chi sta fuori è chiaro come il sole: la sconfitta. “Bisogna saper perdere” cantava una vecchia canzone che la mia insegnante di ballo mi sussurrò nell’orecchio quando persi una gara e proseguì “Non sempre si può vincere”. Vero, brutto ma vero. E forse brutto brutto neppure lo è. Come diceva Proust i momenti più belli nella vita sono quelli in cui hai sofferto. Bisogna imparare a perdere e a perdersi. Sarà più dolce la vittoria e più bello ritrovarsi.
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